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La Fenice, testimonianza sul neofascismo milanese (Clik Immagine)Per i tipi della Ritter un libro scritto a due mani, Giancarlo Rognoni e Ippolito Edmondo Ferrario " La Fenice, una testimonianza sul neofascismo Milanese". Parafrasando si può dire un libro a lungo atteso, e senza dubbio l'attesa è stata pienamente ripagata.

Uscito nelle librerie il 16 di Giugno 2020 mi ha tenuto compagnia una notte intera, e devo dire che in un certo senso è un libro che ti stupisce per la linearità dello scritto e per la totale assenza di qualsivoglia intento celebrativo.

I fatti sono rievocati e commentati con lucidità, senza tralasciare anche riflessioni su sbagli effettuati e pressioni ricevute dagli apparati di sicurezza dello stato. La realtà viene descritta con una disarmante sincerità sul particolare momento storico e sulla necessità improrogabile, per i neofascisti milanesi e più in generale lombardi, di garantirsi un minimo di sopravvivenza nell'impari scontro con gli avversari politici.

Un particolare della copertina mi ha fatto sorridere, Giancarlo Rognoni in piedi dietro a Petronio, in un comizio. In pieno stile "milanese"1 giacca e cravatta, ma ai piedi, chiaramente visibile e comprensibile per chi ha vissuto certi momenti, un casco. Certamente lì non per caso ma per garantirsi un autodifesa in caso di problemi.

Nel ricordo del Generale Leon Degrelle traspare affetto, emotività ma sopratutto una militanza totale, una volontà di continuare la lotta politica ad ogni costo. Il ricordo della consegna dello scritto del Generale "Appello ai Giovani d'Europa" dice molto di più delle poche righe cui è affidato questo ricordo.

Il racconto si snoda poi fra il carcere e le nuove sfide comunicative, dell'impegno sociale ed umanitario. Rileggere l'articolo Fedayn, redatto ormai quasi 50 anni fa fa riflettere.

Non un libro celebrativo, nessuna "ultima trincea", nessuna "mistica retorica". Un libro militante, un libro che ricorda che la battaglia politica è qui e ora.

Nero Monterosa

  1.  In quegli anni vi fu una collaborazione stretta con i neofascisti comaschi. I milanesi sempre impeccabili, ben vestiti, i comaschi stile orda barbarica. Ma insieme si affrontava quello che si doveva affrontare, chi in giacca e cravatta, chi in jeans e scarponi

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